Philippe Mabo ed I suoi coAutori (European Heart Journal 2011, doi:10.1093/eurheartj/ehr419) evidenziano che il controllo remoto none inferire a quello eseguito in ambulatorio. Nello studio COMPAS hanno seguito 494 portatori di pacemaker per 18 mesi (248 randomizzati al controllo remoto, e 246 alla modalità di controllo standard. Il metro di misura è il verificarsi del risultato primario: eventi sfavorevoli nel follow up.
Gli eventi considerati come sfavorevoli erano: morte, ospedalizzazione per complicanze collegate al pacemaker, e ospedalizzazioni per un qualsiasi evento cardiovascolare.
Al termine dello studio, 90 pazienti (18.2%) ebbero un evento sfavorevole, dei quali 43 (17.3%) nel gruppo a monitoraggio remoto, e 47 (19.1%) in quello monitoraggio
standard (HR 0.90; 95% CI:0.59–1.41; p=0.63). La non inferiorità risultava confermata anche in sottogruppi specifici:
soggetti ultra80enni, e soggetti con FE del ventricolo sinistro ≤50%. Nessuna differenza nel numero di ospedalizzazioni per
eventi cardiovascolari (11.7% vs. 11.8%; p=0.66).
Come atteso dal disegno dello studio, il numero di visite di controllo del pacemaker era drasticamente ridotto nei soggetti
in controllo remoto : -60%. Inoltre, nonostante i controlli in remoto fossero molto diradati, il rilevamento dei problemi
nei soggetti controllo standard era molto ritardato rispetto al controllo remoto (in media l’intervento correttivo dei
medici avveniva con 117 giorni di anticipo nel controllo remoto rispetto allo standard; p=0.001). Di fatto le visite
determinate dal sistema di avviso nel controllo remoto risultavano molto più mirate ed appropriate della media dei controlli
ambulatoriali standard. Sebbene solo pochi ricoveri siano avvenuti, il vantaggio del controllo remoto è evidente perché i
controlli non necessari sono stati evitati, e gli eventi clinicamente rilavanti sono stati identificati precocemente.
Questa esperienza può modificare nettamente la modalità di controllo del pacemaker nel futuro prossimo, facilitandola e
rendendola più sicura allo stesso tempo. Gli algoritmi automatici per la stimolazione e la gestione delle aritmie possono
veramente consentire di pianificare il prossimo appuntamento dopo l’impianto al giorno della sostituzione ?