Impara con noi

Come ha evidenziato Armando Luisi nella sua relazione del 24 settembre a Bellaria, é tempo di un cambio di paradigma nel rapporto paziente – organizzazione sanitaria per quanto riguarda le condizioni croniche, nel senso di una partecipazione del paziente al processo di cura. “Risvegliare” le risorse che sono in ciascuno di noi è uno dei compiti di APDIC.

Per questo scopo è necessario imparare la terminologia più comune e più importante degli argomenti di cui spesso parliamo.

LA TERMINOLOGIA DEL PACEMAKER

Pacemaker: contenitore metallico biocompatibile (titanio) che ospita un microprocessore che fornisce la logica di funzionamento (è il cervello del sistema), e la batteria che provvede la energia necessaria al funzionamento.
Può essere Monocamerale quando monitorizza e stimola una sola camera cardiaca, Bicamerale quando agisce sia in atrio che in ventricolo, o Biventricolare quando stimola entrambi ventricoli per migliorarne la efficienza contrattile.

Cateteri: conduttori elettrici isolati tra loro rivestiti da silicone e/o poliuretano, che sono posizionati all’interno delle camere cardiache e vengono connessi al Pacemaker. Terminano con un elettrodo sulla Punta ed un secondo da 10 a 20 mm precedente (Anello)

Configurazione della stimolazione e del rilevamento dell’attività cardiaca: può avvenire tra la punta del catetere e la cassa del pacemaker (Unipolare) o tra la punta e l’anello del catetere (Bipolare)

Basic Rate: è la frequenza di stimolazione minima di un pacemaker Monocamerale.

Isteresi: è la frequenza minima che il ritmo spontaneo può raggiungere, dopodiché il pacemaker inizierà a stimolare ad una frequenza superiore. Ad esempio Basic rate=60, Isteresi=35, il soggetto in questione avrà la frequenza cardiaca spontanea da 60 a scendere fino a 35. Una volta raggiunti i 35 bpm il pacemaker inizierà a stimolare a 60 bpm.

Maximum Sensor Rate: è la frequenza massima che il/i sensore/i del pacemaker raggiungono durante attività fisica. Si utilizza nei soggetti che non sono in gradi di aumentare la propria attività spontanea durante gli sforzi. Presente in tutti i pacemaker con sensore, riconoscibili per la lettera R nel codice (SSIR, VVIR, VDDR, DDDR).

Lower Rate: è la frequenza minima dei pacemaker Bicamerali Biventricolari

Upper Rate: è la frequenza massima spontanea del soggetto che il pacemaker Bicamerale Biventricolare trasmette ai Ventricoli.

Intervallo AV: tempo di conduzione dall’atrio al ventricolo. In assenza di attività ventricolare spontanea al termine di questo intervallo, il ventricolo verrà stimolato. Solo Bicamerali e Biventricolari

Isteresi dell’intervallo AV: tempo addizionale che il pacemaker aggiunge automaticamente all’intervallo programmato a cadenza codificata per comprendere se sia presente conduzione spontanea, ed evitare quindi la stimolazione ventricolare quando non necessaria.

Cambio di Modalità AAI/DDD: serve a evitare di stimolare inutilmente il ventricolo destro quando è presente una spontanea conduzione ai ventricoli. Rappresenta il superamento dell’Isteresi dell’intervallo AV. Solo nei pacemaker Bicamerali.

Mode Switch: cambio di modalità per evitare di trasmettere ai ventricoli una frequenza cardiaca alta durante le aritmie atriali. Solo nei pacemaker Bicamerali e Biventricolari.

Autocattura o Autosoglia: algoritmi che misurano periodicamente la quantità minima di corrente necessaria a stimolare il cuore (Soglia), e verificano che la stimolazione cardiaca sia efficace. Conseguentemente adattano la corrente erogata dal pacemaker aggiungendo un piccolo margine di sicurezza alla Soglia. In questo modo aumentano la sicurezza della stimolazione e prolungano la durata del dispositivo.

Autosensing: algoritmi che regolano automaticamente la sensibilità per mantenere il rilevamento del segnale cardiaco spontaneo nonostante le sue fisiologiche variazioni nel tempo.

Per ulteriori informazioni, leggere la sezione Il Ritmo del tuo Cuore

LA TERMINOLOGIA DEL DEFIBRILLATORE 

I Defibrillatori sono anche Pacemaker, per la terminologia dei quali si rimanda alla sezione dedicata.

Defibrillatore (ICD): contenitore metallico biocompatibile (titanio) che ospita un microprocessore che fornisce la logica di funzionamento (è il cervello del sistema), e la batteria che provvede la energia necessaria al funzionamento.
Può essere Monocamerale quando monitorizza e stimola una sola camera cardiaca, Bicamerale quando agisce sia in atrio che in ventricolo, o Biventricolare quando stimola entrambi ventricoli per migliorarne la efficienza contrattile.

Cateteri: conduttori elettrici isolati tra loro rivestiti da silicone e/o poliuretano, che sono posizionati all’interno delle camere cardiache e vengono connessi all’ ICD. Terminano con un elettrodo sulla Punta ed un secondo a 10 mm dalla punta (Anello). Il catetere per il Ventricolo destro ospita anche 1 (monocoil) o 2 (dual coil) conduttori spiralizzato/i esposti per alcuni centimetri, necessario/i ad erogare la corrente ad alta energia (shock) per terminare le aritmie minacciose per la vita.

Configurazione della stimolazione e del rilevamento dell’attività cardiaca: può avvenire solo tra la punta del catetere e l’Anello (bipolare) per i cateteri di atrio e ventricolo destro.

ATP: stimolazione rapida erogata automaticamente dall’ICD per interrompere Tachicardie ventricolari. E’ efficace nel 70% degli episodi aritmici, ed è assolutamente indolore. Nel caso sia efficace al primo tentativo è il mezzo più rapido per interrompere le aritmie.

SHOCK: impulso ad alto voltaggio necessario a interrompere le aritmie ventricolari rapide che potrebbero determinare un arresto cardiaco. Poiché determina la contrazione di tutti i muscoli del torace, può essere percepito come dolore su una scala soggettiva di valori piuttosto ampia.

Per ulteriori informazioni, leggere la sezione Il Ritmo del tuo Cuore