Si definisce Interferenza ElettroMagnetica (EMI) una alterazione transitoria o permanente del funzionamento di un CIED (Dispositivo Elettronico Cardiaco Impiantabile, pacemaker o ICD) dovuto ad un campo elettrico o magnetico di intensità sufficiente ad essere rilevato dal dispositivo. Il campo elettrico e magnetico sono espressione della medesima entità fisica:il campo elettrico è generato dalla semplice differenza di voltaggio, mentre il campo magnetico si genera ogniqualvolta vi sia un passaggio di corrente (flusso di elettroni). Poiché i dispositivi elaborano segnali elettrici, sono intrinsecamente sensibili alle EMI: ciò che è importante è quindi comprendere quale sia il valore assoluto dei segnali che possono causare EMI nelle varie circostanze, e come evitarle. Il limite soglia oltre il quale potrebbero teoricamente verificarsi EMI è 20000μT.
Le EMI possono verificarsi principalmente in Ambiente Ospedaliero, in Ambiente Domestico, e negli Ambienti Esterni.
Le procedure ai gruppi 1 e 2 possono essere eseguite in ambiente ospedaliero seguendo accorgimenti appropriati senza rischi per il paziente e senza danni per il dispositivo, mentre RM e Radioterapia non sono scevre da rischi.
La Radioterapia può nel lungo termine danneggiare irreparabilmente il circuito del dispositivo e causare un esaurimento precoce della batteria, per cui il dispositivo deve essere periodicamente controllato dopo le sedute di Radioterapia. La RM può essere eseguita con sicurezza dai portatori di dispositivi costruiti appositamente a questo fine, mentre presenta un imprevedibile margine di rischio per tutti gli altri dispositivi. Le possibili conseguenze sono la perdita permanente di funzione del dispositivo e/o dell’elettrocatetere e anche un danno permanente circoscritto nella zona di contatto dell’elettrocatetere (equivalente a una piccola ustione) del muscolo cardiaco.
Una particolare sorgente di rischio per i portatori di CIED in ambiente ospedaliero sono le procedure di Litotripsia, che si prefiggono di frantumare calcoli (rene e apparato urinario) e calcificazioni tendinee e/o muscolari mediante un fascio di Ultrasuoni ad alta energia meccanica focalizzato sulle calcificazioni. A parte il potenziale EMI, la vibrazione che si genera libera una forte energia che può danneggiare la base ceramica che contiene i componenti elettronici, quindi può distruggere il CIED. Per tale motivo la focalizzazione del fascio di ultrasuoni deve essere distante almeno 20 cm dal CIED. La situazione di maggior rischio è rappresentata dai portatori di CIED addominali e dal trattamento di calcificazioni della spalla.
I campi elettromagnetici che si generano ad opera dei principali elettrodomestici in ambiente domestico sono ampiamente inferiori al limite soglia di possibile EMI per i CIED.
In ambiente domestico è quindi possibile utilizzare senza alcuna precauzione gli strumenti indicati nella figura sottostante.
Nell’ambiente esterno si possono incontrare potenziali sorgenti di EMI. Non serve alcuna precauzione per:
Seguire precauzioni nelle seguenti situazioni: